LO SFOGO DELLE PMI: «PNRR STRUMENTO VALIDO MA TROPPO SBILANCIATO AL SUD»

Così le microaziende del Nord rischiano di essere tagliate fuori: i numeri che marcano la differenza

 

«Abbiamo accolto il Pnrr con grande entusiasmo e siamo convinti che sia lo strumento adatto per rafforzare il nostro sistema imprenditoriale dopo due anni davvero difficili. La task force di tecnici e professionisti che abbiamo messo a disposizione dei nostri imprenditori lo dimostra in maniera concreta. Però non possiamo non sottolineare, con amarezza e preoccupazione, la disparità di distribuzione delle risorse tra le aziende del Nord e quelle del Sud. È vero, i criteri introdotti limitano l’accesso e quindi innalzano il valore qualitativo dei progetti. Ma il rischio di assegnare finanziamenti con due pesi e due misure a vantaggio del Mezzogiorno è concreto». È questo lo sfogo di Confapi Varese, che per voce del direttore generale Piero Baggi, mette sul tavolo la preoccupazione che serpeggia tra chi fa impresa.

Amara constatazione quella di Baggi. Supportata da numeri che sbilanciano le risorse a disposizione. I dati parlano chiaro. «Per gli Investimenti sostenibili 4.0 ci sono 678 milioni di euro e di questi, 250 milioni circa sono destinati ai progetti delle 9 regioni del Centro Nord e i rimanenti tutti sulle regioni del Mezzogiorno. Ma non solo – specifica Sara Beverina, responsabile dell’Area Finanza di Confapi Varese – Nei criteri di assegnazione, se per le aziende del Sud sono ammissibili spese non inferiori a 500 mila euro, per le nostre viene chiesto un investimento complessivo non inferiore a 1 milione. Un criterio che rischia di penalizzare in modo particolare le micro e piccole imprese».

Inoltre, bisogna tener conto che questo contributo arriva dopo qualche anno di credito di imposta sull’asset Industria 4.0. Opportunità sfruttata da diverse realtà, che hanno già avviato il rinnovamento tecnologico. Un altro criterio penalizzante è quello della percentuale del fondo perduto del finanziamento: dal 40 al 60 % a seconda della dimensione delle imprese e della regione per il Sud, mentre dal 25% al 35% a seconda delle dimensioni dell’azienda per le regioni del Centro Nord.

Difficoltà che non ha intaccato la volontà di affiancare gli associati nel complesso percorso di accesso ai bandi del Pnrr. Confapi, infatti, da mesi ha organizzato un gruppo di lavoro ad hoc sul Piano di ripartenza, in grado di aiutare in maniera concreta le imprese su tutti gli asset previsti dallo strumento finanziario. «I nostri esperti – interviene Baggi – stanno lavorando sull’innovazione nelle aziende (Industry 4.0), sulla digitalizzazione, sulla transizione ecologica e l’attività formativa e sulle politiche attive del lavoro. Temi che riguardano da vicino le aziende. L’obiettivo è dare informazione, ma soprattutto soluzioni operative per portare “a casa” i finanziamenti». Un esempio concreto è l’appuntamento di venerdì 29 aprile, a partire dalle 14.30 con il seminario “Il Fondo impresa donna e gli incentivi di Invitalia per le imprese al femminile”.

Infine, il direttore di Confapi Baggi esprime qualche preoccupazione «sulle capacità di mettere in atto le riforme strutturali richieste al nostro Paese per continuare ad attingere alle risorse europee del Pnrr. Su alcune linee di intervento molto c’è ancora da fare e ci aspettiamo che il clima politico generale si rassereni e non vada a inficiare il raggiungimento dell’operatività delle riforme. L’avvicinarsi delle scadenze elettorali, del resto, non ci lascia del tutto sereni».